Centro Storico
Cattedrale di San Cataldo
Anticamente dedicata a Maria Maddalena e poi a San Cataldo, Santo Vescovo patrono della Città, la Cattedrale di Taranto è la più antica di Puglia.
La prima struttura, forse già presente nel V secolo d.C. fu fortemente rimaneggiata nel X ad opera dell’Imperatore Niceforo II Foca ed oggi si presenta come il risultato delle molteplici opere di risistemazione e restauro dei secoli successivi.
Entrando dal portale principale aperto sulla facciata disegnata da Mauro Manieri nel 1713 e superato il vestibolo sul quale si affaccia l’antico battistero, si accede alla grandiosa navata centrale caratterizzata dalla presenza delle antiche colonne e capitelli di epoca greca e romana, dalle tracce del mosaico pavimentale di epoca medievale e dal grandioso controsoffitto a cassettoni in legno ed oro, impreziosito dalla presenza delle statue dell’Assunta e di San Cataldo.
Colonne del Tempio Dorico
Le Colonne, oggi visibili in Piazza Castello, facevano parte di un tempio di età magnogreca e sono databili all’inizio del VI sec. a.C.
Il grande luogo di culto, dedicato certamente ad una divinità femminile, era uno dei templi ed edifici pubblici che occupavano l’acropoli della città.
Della struttura che anticamente contava sei o otto colonne sul lato corto e quindici o diciassette su quello lungo, se ne conservano solo due e parte di una terza.
La datazione del tempio al primo venticinquennio del VI sec. a.C. lo rendono il più antico di tutta la Magna Grecia.
Le indagini archeologiche hanno ricostruito gran parte degli avvenimenti successivi all’edificazione del luogo di culto, che da un edificio molto semplice probabilmente in legno e mattoni crudi, ha acquisito dimensioni sempre più monumentali per essere abbandonato, probabilmente, con la presa romana della città.
L’area, durante l’età tardo-antica fu quasi certamente utilizzata come zona di cava e poi destinata ad abitazioni o ambienti funzionali dotati di silos e granai.
Se il dato della frequentazione longobarda risulta quasi praticamente assente, è possibile ipotizzare che nell’area sacra pagana, fin dal X sec. d.C., fosse stata ricavata una piccola chiesa cristiana la cui presenza risulta attestata fin al basso medioevo.
Resti del Tempio Greco
La chiesa medievale di San Domenico Maggiore è stata costruita al di sopra dei resti di un grande tempio magno greco databile con ogni probabilità all’età arcaica.
All’interno dei vani posti ai piedi della scalinata monumentale della chiesa, in epoca recente, sono stati rintracciati i resti delle sostruzioni del muro occidentale del tempio greco già noto ed indagato dall’archeologo Felice Gino Lo Porto.
Il paramento murario, corrispondente al lato occidentale dell’edificio di età greca, si sviluppa per circa 12 metri impostandosi direttamente sul banco roccioso. I blocchi di pietra locale, ben lavorati, erano posti in opera a secco, cioè senza l’utilizzo di leganti o malta. Secondo gli archeologi i resti rintracciati all’interno della scalinata settecentesca di accesso alla chiesa di San Domenico Maggiore appartengono ad uno dei due grandi templi di epoca arcaica costruiti sull’acropoli della polis di Taranto.
Piazza Castello
Cuore pulsante della vita dell’antica Taranto, Piazza Castello è snodo cruciale delle attività della Città.
Sulla piazza, si affacciano il Palazzo di Città, le Colonne del Tempio Dorico e l’ingresso da terra al Castello Aragonese.
Dalla piazza, accanto alle colonne, si accede a Via Duomo, antica strada probabilmente presente già in epoca greca ed oggi una delle principali arterie della Città Vecchia di Taranto.
Il Palazzo di Città, costruito tra il 1864 ed il 1869 ed oggi sede del Comune di Taranto, sorge su quella che probabilmente nel XVI sec. era l’area occupata dalla cosiddetta “Casa del Capitano”, edificio forse fortificato, che ospitava il governatore militare della città.
Ipogeo – Frantoio
Costruito, probabilmente in epoca normanna, l’interessante frantoio ipogeo, il cui accesso si apre lungo le pareti di Via Cava, racconta la pratica pugliese della produzione di olio in ambienti scavati nella roccia.
I frantoi ipogei, molto diffusi nel tarantino ed in Salento, ebbero ampia diffusione e longevità di utilizzo in quanto garantivano sicurezza e temperatura costante che assicurava migliori condizioni di produzione e conservazione dell’olio. Quello di Via Cava viene probabilmente collocato cronologicamente all’età normanna a seguito del ritrovamento d’archivio di un atto notarile (datato al 1084) nel quale si fa riferimento della presenza di un trappeto in questa parte della città. Il ritrovamento di questo importante documento non solo testimonia la produzione di olio (sia alimentare che lampare) all’interno del tessuto urbano della Taranto antica, ma rende quello di Via Cava uno dei frantoi ipogei più antichi di Puglia.